In questa guida spieghiamo come conservare e riparare le ceramiche di Faenza.
Le ceramiche di Faenza, conosciute anche come “faïence” o “maiolica di Faenza”, sono famose in tutto il mondo per la loro bellezza e qualità. Queste ceramiche sono prodotte nella città di Faenza, situata in Emilia-Romagna, in Italia.
La tradizione della ceramica a Faenza risale all’epoca romana, ma la città divenne particolarmente famosa per le sue maioliche durante il Rinascimento. Le maioliche sono un tipo di ceramica rivestita di smalto bianco che viene poi dipinto con vari disegni colorati prima di essere cotto. I disegni spesso presentano motivi floreali, figure mitologiche o scene storiche.
La ceramica di Faenza è rinomata per la sua brillantezza, per la purezza del bianco dello smalto e per la vivacità dei colori delle decorazioni. Questi capolavori di ceramica sono realizzati a mano da artigiani qualificati che utilizzano tecniche tradizionali che si tramandano di generazione in generazione.
Oggi, a Faenza, è possibile visitare il Museo Internazionale delle Ceramiche, uno dei più importanti al mondo per la ceramica, che ospita una vasta collezione di ceramiche di Faenza e di altre parti del mondo.
Pulizia delle ceramiche di Faenza
Per impedire alle ceramiche di Faenza di scheggiarsi o di fendersi, un tempo si impiegava la ricetta seguente: immergere l’oggetto nella lisciva costituita da cenere di legno (qualche manciata in acqua fredda). Si lascia bollire la Faenza per 1/2 ora in questa soluzione, prima di sciacquarla e di asciugarla.
Incrinatura
I professionisti e i mercanti d’arte la chiamano «filo» o «capello». Per attenuarla, potete immergere il vostro oggetto in un bagno di lisciva tiepida o di latte bollente, che dissolverà tutte le sporcizie e renderà dunque l’incrinatura o il «capello» meno visibile.
Riparazione
Se tenete al vostro oggetto potete tentare di rincollarlo. Impiegate piuttosto colle a due componenti che seccano lentamente e permettono di riparare un piccolo errore di aggiustamento, piuttosto che le colle istantanee che non perdonano!
Per quelli che sono tentati da tutte le ricette originali eccone una, per lo meno stupefacente, tratta dal «Journal des Connais-sances Utiles» del 1831.
«Le grosse lumache che si trovano in abbastanza grande quantità nei giardini e nei boschi e che si prestano in alcune parti d’Europa all’uso della tavola, hanno all’estremità del corpo, una vescichetta piena di una sostanza che pare grassa e gelatinosa: è di colore biancastro. Quando, dopo averla tolta all’animale, la si applica tra due corpi, qualunque sia la loro durezza, e li si riunisce mettendoli in contatto con tutte le loro parti, essi hanno un’aderenza talmente forte che se si cerca di separarli con un colpo o una scossa violenta, si rompono sovente in una parte diversa da quella in cui era stata fatta la giunzione. Bisogna dare a questa colla il tempo di asciugare, perché acquisisca tutta la forza di cui è suscettibile».
Se trovate questa ricetta troppo stravagante, potete sempre ricorrere ad una colla più tradizionale, o ancora, impiegare del succo d’aglio, che è perfettamente efficace per incollare la Faenza rotta.
E perché due pezzi appena incollati tengano, assemblateli con del nastro adesivo medico tipo Micropore, che lascia passare l’aria e tiene molto meglio.